Il cinema russo di Elem Klimov: Idi i smotri (Va’ e vedi)

Siamo abituati ai film di guerra come pellicole dove l’esaltazione degli eventi bellici fa quasi sempre da sfondo a vicende personali, storie di personaggi singoli o di gruppi che affrontano situazioni esasperanti per arrivare al classico finale dove ogni cosa sembra tornare al proprio posto, il bene trionfa inevitabilmente sul male e, nei casi in cui ciò non avviene, si viene lasciati con un epilogo dolceamaro che si abbandona comunque a una conclusione pregna di speranza. Idi i Smotri, noto in Italia come Va’ e vedi, non ha nulla di tutto ciò.
Pellicola sovietica basata su un romanzo poco conosciuto degli anni ’70, vede la luce nel 1985 sotto la direzione di Elem Klimov dopo una gestazione non facile. Il regista, nato e cresciuto nella famosa città di Stalingrado e vittima egli stesso degli eventi del secondo conflitto mondiale sul fronte orientale, era già stato più volte oggetto della censura nelle sue opere precedenti, ma riuscì nel mantenerne la forma che si era brutalmente preposto nonostante le accuse di eccessivo realismo rivolte dal Goskino, il Comitato Statale per la Cinematografia. Il risultato è stato fenomenale. In meno di un anno dall’approvazione della sceneggiatura, Klimov riuscì a partorire la migliore delle sue opere e l’unica, probabilmente, che si è assicurata un posto di pregio anche all’estero.


Siamo nella Bielorussia sovietica del 1943. Il giovane Fliora, poco più che un ragazzino, infervorato dalla retorica partigiana contro l’occupazione tedesca, decide di procurarsi un’arma per potersi unire alla milizia locale. Lo fa scavando a mani nude in una trincea abbandonata nonostante i richiami dell’anziano del villaggio che non vuole che la cosa possa attirare le attenzioni degli occupanti nazisti. Procuratasi l’arma, finalmente Fliora può arruolarsi tra i partigiani, ma le cose non sono come sembrano; contrariamente a quanto si aspettava, il giovane verrà impiegato per mansioni umili e la sua attenzione sarà solamente rivolta ad una giovane infermiera, Glasha, che sembra ricambiarlo. Un improvviso bombardamento segnerà la loro fuga e il tentativo del ragazzo di tornare nel suo villaggio che però troverà deserto. Ormai allo sbando nella campagna devastata dalla guerra, i due finiscono separati e Fliora riesce a raggiungere un altro villaggio proprio nel momento in cui questi viene occupato da un’unità militare nazista composta da collaborazionisti russi e membri della Waffen-SS. La loro presenza non è casuale in quanto i soldati sono sul posto per rastrellare gli ignari abitanti e farne strage per poi darsi alla fuga. Solo per caso il protagonista riesce a scamparla e a riunirsi con il suo gruppo partigiano che, nel frattempo, ha ingaggiato i responsabili del massacro e li ha messi in rotta catturandone alcuni. Il film si conclude con Fliora che, traumatizzato fino al midollo dalle atrocità di cui è stato spettatore, ridotto a vittima stordita e straniante degli eventi, non può che seguire la marcia dei suoi commilitoni verso un destino prestabilito di lotte e altre atrocità.


La narrazione procede in un percorso che rapidamente sfocia nello stordimento. L’esperienza del protagonista non ha alcuna valenza patriottica o pedagogica, ma è un flusso drammatico di volti segnati e deturpati, di vasti ambienti tagliati dalla nebbia e dai segni della guerra, senza risparmiare una certa carnografia fatta di corpi nudi ammucchiati dopo esecuzioni sommarie, uomini bruciati e vacche mitragliate. Nell’insieme, pochi e simbolici sono i dialoghi perché in questa pellicola è l’intera vicenda a prendere parola con i fischi alle orecchie prodotti dalla deflagrazione delle bombe e la bizzarra colonna sonora che comprende parti strumentali a pezzi famosi di musica classica e musica popolare russa che vanno da Strauss alla Korobeiniki. I personaggi secondari sono mostrati con dettagli impietosi: i partigiani sono uomini gretti, tagliati con il coltello ma scompostamente gioiosi quando esibiti nelle occupazioni più disparate che vanno dal girare con un fantoccio di Hitler, decorato con un teschio umano ostentato come trofeo, fino al radunarsi disordinatamente per una foto di gruppo tra i boschi; analogamente i nazisti, sempre citati ma mai presenti nella prima ora del film, appaiono poi brutalmente dediti alla razzia e al genocidio, con i collaborazionisti che, forse volutamente, vengono mostrati ben più barbarici degli stessi tedeschi quando si trovano a dover scegliere quale ragazza risparmiare per destinarla allo stupro di gruppo che la lascerà grondante sangue e catatonica o quando devono incendiare la chiesa dove chiudono a forza gli abitanti del villaggio per destinarli all’olocausto.

La mano di Klimov procede con fare dantesco e asettico nel portare Fliora verso la dannazione brutalista della maturità di chi si avvicina al gioco della guerra con l’incoscienza quasi fiabesca della gioventù sognando glorie che poi finiscono vomitate lontano da una mise-en-scène disorientante formata da squallore umano e frenesia assassina.
“Idi i Smotri” ebbe un certo successo in una nazione che cominciava a conoscere gli effetti della perestrojka e vinse il primo premio al Festival Internazionale del Cinema di Mosca nel 1985. Abbastanza sconosciuto all’estero al grande pubblico, il film ha ritrovato una sua vitalità con la versione restaurata che è stata presentata alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2017 dove ha ottenuto un ulteriore riconoscimento. Singolarmente, Klimov, venuto a mancare nell’ottobre del 2003, non girò nessuna altra pellicola dopo questa, affermando di aver perso interesse nel cinema.
Qualche curiosità finale. La scena dell’attacco nazista al villaggio è ispirata ai crimini commessi dalla famigerata unità di Oskar Dirlewanger, che si macchiò di simili delitti proprio durante le sue operazioni anti-partigiane in Bielorussia. L’attore che interpretava Fliora, allora quattordicenne, fu preparato al ruolo ricorrendo a un ipnoterapista e al rilassamento mediante training autogeno per evitare, a dire del regista, che quell’esperienza lo traumatizzasse per davvero.

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