Death Book: morbosa fascinazione per la morte

Al di là della forma temporale delle immagini, da sempre esse vengono generate da temi extratemporali come il corpo, il tempo e la morte.
Matthew Holroyd fondatore della Baron Books li affronta attraverso il progetto Death Book, una serie di libri sul rapporto tra la fotografia e la morte, una riflessione sulla sua rappresentazione nella cultura occidentale e al tempo stesso un punto di partenza per un linguaggio visivo che esplora la sessualità.

 

Il primo volume è stato affidato a Edith Bergfors, con il quale evidenzia come nella cultura della sorveglianza contemporanea (ovvero Internet), i morti e i vivi coesistono fianco a fianco. Infatti, attraverso Google Earth, Bergfors ha acquistato fotografie dei suoi nonni ormai defunti che facevano giardinaggio.
Il nuovo volume della serie è stato affidato al fotografo e regista canadese Bruce LaBruce, che ha aperto il suo archivio di lascive rarità e inediti: noto per film come Hustler White, L.A. Zombie e Gerontophilia (del quale ne parlammo in un articolo), in attesa di vedere il suo ultimo film Saint Narcisse – presentato quest’anno alle Giornate degli Autori al Festival di Venezia – con questo progetto esplora le morbose fascinazioni che si nascondono sotto la patina della società occidentale. La direzione artistica del libro è stata affidata a Max Siedentopf, che ha disegnato il libro come una parafrasi della Bibbia, perforando il libro con tre fori di proiettile.

In Death Book si alternano come volti o parti di corpi l’attore Francois Sagat, il modello Tony Ward, performers come Ron Athey, Genesis P-Orridge e Lady Jaye, e Slava Mogutin, storico modello di LaBruce, autore dell’introduzione del libro. È lui a ricondurre la visione post-apocalittica della contemporaneità a precisi “antenati estetici”: i fuorilegge e gli emarginati di Jean Genet, all’erotismo di Bataille, dove violenza e trasgressione si incontrano, e quel Pasolini che già nella metà degli anni settanta denunciava la cosiddetta libertà sessuale come caratteristica del consumatore.
La narrazione della contemporaneità di LaBruce passa attraverso la costruzione di set cruenti, una caotica spettacolarizzazione della vita come della morte, operazione in continuità con quella che mise in atto Andy Warhol con le sue serie sugli incidenti stradali, ovvero l’estrapolazione di un frammento di realtà percepito all’interno di un perimetro di valori diverso, quello estetico.

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