Cristiano Perso, rumorismo introspettivo

Viaggio nella poetica sonora e urbana dell’artista pistoiese

Il 23 Gennaio del 2021, Cristiano Perso pubblica il suo esordio Ritratti per Fango Radio Editions. L’etichetta, toscana come lo stesso artista, ha origine per l’appunto da Fango Radio, emittente radiofonica che ha vita nell’etere informatico, e che ha dato prova nel corso del suo tempo, in diretta o attraverso i podcast rintracciabili su Mixcloud, di dare voce all’ampio corpus diversificato del movimento indipendente musicale, italiano e non solo, nel nome dell’elettronica, dell’avanguardia, ma anche del punk e della psichedelìa eterodossi, più altro ancora. A sua volta, Fango Radio ha al suo vertice l’associazione culturale Fango, direzionata da Alessio Chiappelli e Francesco Lippi, entrambi a capo dell’etichetta e l’emittente sopracitate. Ritratti, a livello di produzione, è un lavoro che va alla scoperta della poetica di Cristiano Perso, ovvero di un componente della scena locale di Pistoia; d’altra parte, Perso guarda anche ad elementi extra-autoctoni, in cui è esplicativa la diversificazione della scena in fatto di personalità artistiche eterogenee. Ad esempio, Cristiano Perso percepisce differenze con Francesco Lippi (in arte DPK 800 nel suo ruolo di creatore di musica), più legato al concetto di musica come racconto con elementi familiari. Infatti, mentre altri autori elettronici (della provincia di Pistoia o zone limitrofe) come subzero e shadowcomplex sono artefici di una techno più periodica e ortodossa, l’indice di casualità diventa più alto sia con DPK 800 che con Perso. Ma se il primo gioca con immagini naturali, sia della musica dancefloor o quella più lontana dal contesto, integrando diversi sample, il secondo è più intento a dipingere un quadro astratto, iper-reale con i suoi mezzi a disposizione, esprimendo un rumorismo urbano più estremo.

Per l’appunto, Ritratti ha una tonalità oscura e noise, con venature breakcore o di una techno molto violenta. La prima traccia, frafede, ha una percussività distorta e malsana; c’è un pattern che si ripete in loop e linee di synth grezze, torrenziali generati da programmazioni mefistofeliche (a livello di software). KOLE58.2 è più netto nella cadenza ritmica di tutte le voci, assumendo in alcuni punti dei tratti dancefloor. Mentre pat54f è delineata da un harsh noise più lisergico e assumendo nel suo corso una forma più astratta. Ritratti sperimenta le potenzialità del suono, plasmandolo con strumenti sì essenziali (synth e software) ma con una creatività originale per molti versi in forma magmatica e distopica, che meriterebbe più attenzione.

Inoltre Cristiano Perso ha offerto come esclusiva per la nuova carne una jam di sua creazione, dal titolo jam06. La traccia mostra un andamento più costante e rarefatto rispetto il suo passato, attraverso un cammino fugale costruito come una sinusoide labirintica che verso la fine assume una forma non-euclidea. La registrazione comunque, nonostante riduca leggermente i suoi bpm, mantiene intatto l’impatto distorto e idiosincratico della poetica del suo autore, attraverso un suono più techno, implementandolo però di elementi alieni o poco comuni al genere. 

Di seguito l’intervista a Cristiano Perso sul suo debutto, la sua scena, altre registrazioni e il suo futuro.

Cominciamo dal tuo esordio. Qual è stato il tuo percorso che ha portato a Ritratti, la quarta release per Fango Radio Editions, all’insegna di suoni alieni, claustrofobici e con un elevato grado di aleatorietà?

“Premettendo che nei due anni precedenti e tutt’ora non ho ancora definito in maniera comprensibile e semplice le dinamiche che vado cercando all’interno della mia produzione, audio o video che sia, posso dirti che il percorso è iniziato tempo addietro grazie alla ricerca di un linguaggio visivo e puramente estetico da utilizzare nella decorazione della mia produzione ceramica. Da lì ad applicarlo alla produzione musicale il passo è stato fatto quasi istintivamente vista la mia formazione a livello di fruizione musicale negli ambienti promossi alla musica elettronica e rave.

“Se mi posso permettere non definirei quello che faccio claustrofobico, piuttosto introspettivo, magari un’introspezione molto costretta, la mancata riuscita dell’esternazione di sentimenti opprimenti e bisogni, utilizzando il linguaggio canonico della comunicazione umana, e in effetti riconosco che, a dirla così, suona tanto claustrofobica, nonostante ciò non penso sia un aggettivo consono alla mia produzione, in quanto pensata proprio per uscire dalla costrizione di uno spazio angusto e asfissiante come può essere la testa di una persona quando è presa male.”

Ritratti si muove in un immaginario rumorista, ma attraverso un’elettronica urbana; le tracce, che potrebbero essere intese come ritratti, in fede al titolo, sono in realtà scomposizioni granulari e randomiche di campioni della realtà (metaforicamente parlando). Però da quello sembra il lavoro gioca molto con pattern digitali, più trascendentali e con una forma lovecraftiana e futuristica per il loro dinamismo contemporaneo. La tracklist in generale è costituita da pezzi caotici ma con una struttura di fondo mefistofelica. Molto spesso, come in p***u rec 1 o , viene mostrato il lato più nichilista e dancefloor allo stesso tempo, aspetto più evidente in pattern54, con dei richiami breakcore ritmicamente incalzanti. Ritmiche che approssimano a frattali in maniera perfetta permeano la release, generando un lavoro proiettato sicuramente nel futuro prossimo. Ti chiedo di quale tecnologia ti sei servito, se hai utilizzato campioni dalla realtà, e con quali algoritmi hai generato elettronicamente le figure sonore dei frattali.

“Ho utilizzato tanto quello che mi è capitato a portata, ho avuto la fortuna negli ultimi 3 anni da quando ho iniziato a giocare un poco più assiduamente di riuscire a mettere insieme alcuni hardware della Korg, un paio di campionatori e un paio di synth, tolta la figura iconica per la mia adolescenza della macchinetta da battaglia da usare anche alle feste più brutte e zozze, la serie Electribe della Korg in particolare l’SX di cui sono proprietario mi ha aiutato tanto a trasporre in analogico e nei live set le dinamiche che avevo solo teorizzato e scritto nelle tracce fatte con software, per l’appunto fino a 3 anni fa l’unico mezzo di cui disponevo.

“Per la realizzazione dell’album tuttavia registrazioni dirette dagli hardware da me posseduti, sono state utilizzate solo per metà delle tracce, curiosamente alcune di esse sono proprio quelle da te citate nelle domande; buona parte del lavoro fatto sulle tracce di Ritratti è avvenuto su software, principalmente software a licenza libera, campionando registrazioni degli hardware o scrivendole direttamente con i plug-in e i campioni in dotazione ai software.

“Campioni d’ambiente e algoritmi non ne ho usati per queste tracce, campioni ambientali ancora non ne avevo mai neanche fatti ai tempi, se sei interessato a sentirne qualcuno butta un occhio ai pattern video che ho caricato su Insta, gli Instaworks e Seaworks, lì è un filo estremizzato il concetto di ripetizione ossessiva ed è tutto una processazione di audio e video d’ambiente.

“Per gli algoritmi mi metti un po’ in difficoltà, non so se ne ho usati o se li so usare, nella produzione ho preso e utilizzato un po’ quello che mi capitava come ti ho detto, senza guardare se quel plug-in o quell’effetto erano una cosa piuttosto che un altra, essendo autodidatta mi manca proprio l’infarinatura base per poter dire questo è quello e quello è questo. per la creazione dei ritmi mi sono sempre affidato al copia/incolla definendo le variazioni in base a errori casuali o a inclinazioni umorali e non che avvenivano sul momento in fase di produzione.”

Riferendoci ad una delle tracce sopracitate, vi sono due versioni di pattern54, una originale e una che potrebbe essere riprocessata. Se nella prima il ritmo è più nitido e periodico, la seconda è più allucinata e dalle linee più sfumate, spesso distorta da delay. Se il primo, come ho sottolineato in un certo senso nella precedente domanda, è all’insegna di una techno deviata, si può dire che pattern54 (rework) esprime il lato freak più evidente nella release. Vorresti spiegarci che tipo di ricerca sonora hai effettuato per  questa doppia versione di pattern54?

““Presto detto”, come puoi aver intuito dalle produzioni e dalle cose di cui abbiamo parlato nelle domande precedenti, si potrebbe dire che gli estremi dei miei lavori sono uno la propensione al ritmo, che per quanto spezzato in alcune tracce ricerca comunque la ripetizione ossessiva caratteristica della musica da rave e l’altro è la sperimentazione di sintesi e modulazione, principalmente indirizzata verso la pienezza dell’ambiente sonoro, da qui l’utilizzo come carattere dominante di distorsioni di diverso tipo spesso combinate con delay e riverberi, tutto ciò pensato per ottenere qualcosa che non lasci spazio a momenti vuoti o di calma.

“Inizialmente non era previsto che ci fossero due versioni di pattern54, messe a confronto però durante la fase di produzione abbiamo deciso di comune accordo con i ragazzi di Fango di includere entrambe le tracce, appunto per la differenza di intenti delle due versioni della traccia.”

Parlaci del tuo legame con la Fango Radio Editions e DPK800; come si è esplicato il loro incoraggiamento nella tua poetica e produzione?

“Fango Radio è stata la prima realtà a interfacciarsi col mio lavoro, possiamo dire che sono stati i primi ad apprezzare quello che inizialmente era solo il prototipo della musica che faccio e ad alimentare la fiducia in esso da parte mia. A tirare le somme non frequento assiduamente l’ecosistema che hanno creato nell’area pistoiese in primis con puntate qui e là anche fuori sede, ma i momenti in cui ho avuto a che fare o mi sono potuto confrontare con loro sono stati fondamentali per avviare e continuare tutt’ora il percorso che sto facendo, sia per le possibilità che mi hanno dato di partecipare con performance live quando ci sono state, sia per il progetto di Ritratti, prima esperienza di produzione di un album, dinamiche di produzione a cui ero totalmente estraneo.

“DPK800, amico di vecchia data, fin dai primi timidi approcci alla produzione musicale mi ha messo di fronte alla varietà del panorama musicale, sia a livello internazionale che a livello territoriale, che può sembrare scontato ma non lo è così tanto, posso dire che a livello di gusti musicali per alcune cose siamo sulla stessa linea per altre agli estremi opposti e forse proprio in forza di questo confrontarmi con lui negli anni mi ha insegnato all’esplorazione e all’apprezzamento della sperimentazione a prescindere dai gusti personali e dalle convinzioni che mi hanno sempre accompagnato nella definizione di musica.”

Parlando di alcuni tuoi live, le cui sessioni sono rintracciabili su Soundcloud, esse hanno una forma più periodica ed automatica e meno fugale. Da questo punto di vista, viene data una forma completamente diversa ai tuoi live rispetto al lavoro di artigianato di Ritratti, il quale risulta essere più meditato e artefatto. Una forma dal vivo che coglie la possibilità di creare in tempo reale, in nome della tua poetica disturbante. Ma detto da te come avviene questa differenziazione tra i due tipi di lavori?

“Io non ho ancora mai imparato decentemente a mixare ne a strutturare liveset sul pc (non del tutto ma anche per mancanza di strumentazione), di conseguenza la produzione avvenuta attraverso il solo utilizzo dei software finora è sempre stata molto più meditata e pensata traccia per traccia come progetti finiti fini a se stessi piuttosto che come pezzi di una performance.

“Di contro la produzione avvenuta mediante gli hardware è stata più libera e immediata, non che ci sia meno da lavorarci ma il formato attraverso cui avviene permette di spaziare molto di più nell’aspetto performante del live set, una volta stabilite delle basi solide.”

Un esempio di sessione è Live ETCNI, un viaggio distopico tra ritmi paranoici e distorsioni elettroniche e (verso la metà) più lateralmente psichedeliche, variando spesso ad intervalli larghi il gioco di sintesi che si ripete in un tempo più ravvicinato. In quale occasione sono avvenuti questa session e i suoi suoni?

“ETCNI è nato come performance per lo show di presentazione di Ritratti, le sonorità che caratterizzano il set sono nate dopo la presa di coscienza delle possibilità date dal mixaggio concatenato degli effetti dell’esx, combinata con i primi timidi approcci alla sintesi fm (pratica di cui per ora ho appena scalfito la superficie). In quel periodo stavo attraversando un brutto momento della mia vita privata, tutto ciò ha contribuito a rendere la realizzazione del set una purga emotiva, un tentativo di esternazione del disagio volto alla ricerca di un equilibrio interiore attraverso la dissociazione data dai ritmi costanti e senza sbocchi sulla realtà dei suoni, un distacco temporaneo dal trauma per processarlo e metabolizzarlo.”

 

Kole Live Set For Phase scorre attraverso un flusso centrifugo e idiosincratico, all’insegna di una techno dinamica, barocca (in senso lato) e spesso granulare. Un sound di una psichedelìa contemporanea, suddivisa ad istanze, e che molto spesso nel suo scorrere supera i parametri esistenti creandone uno nuovo in un nuovo spazio più ampio. Domanda simile a quella di prima: qual è il contesto della registrazione e il suo artigianato automatico?

“Kole è stato meno impegnato a livello emotivo, nato inizialmente in una sua versione più grezza e quasi da concerto per il natale da Fango, nel corso dei mesi successivi, di pari passo con l’arrivo della pandemia, ha subìto diversi cambiamenti ed evoluzioni sia strutturali che stilistiche, essendo il primo live set completo scritto è stato il tavolino per le prime sperimentazioni legate alla ritmica, i suoni, gli effetti, da qui la differenziazione da Etcni in quanto molto più eterogeneo come set. Punto fondamentale della sua scrittura è stato l’isolamento che abbiamo vissuto tutti durante il primo lockdown, situazione pesa e snervante che ha fatto da motore all’arricchimento del prodotto iniziale portandolo al set finito.”

 

Per concludere, quali saranno i prossimi tuoi concerti? Quale cambiamento dobbiamo aspettarci dai tuoi prossimi lavori?

“Al momento ho da parte un altro live set che non ho ancora avuto occasione di registrare, mi viene da dirti per fortuna, visto che negli ultimi due mesi dopo occasionali riflessioni ho deciso di rimetterci le mani sopra prima di dirlo definito.

“Un cambiamento prefissato potrebbe essere un lavoro un po’ più “canonico” nell’ambito dance, cosa che tra l’altro inseguo da quando ho iniziato a scrivere musica e mai riuscita pienamente, la classica techno col battito in 4/4 per intenderci, o meglio un incontro tra le mie sonorità identitarie e il suddetto ritmo, un concilio di difficile fattura, almeno per il momento al livello di abilità che ho.”

Grazie mille, e a presto.

“Grazie a te, è stato un piacere.”

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