Fanta-Scienza 2, a cura di Marco Passarello

Quando Marco Passarello mi ha proposto di recensire Fanta-Scienza 2, secondo volume antologico da lui curato e edito da Delos Digital, non ho avuto un momento di esitazione. Ho parlato del suo primo esperimento anni fa, con entusiasmo e curiosità, reputando il risultato ben curato e davvero interessante non solo dal punto di vista narrativo, ma anche e soprattutto per la volontà di connessione tra il genere fantastico e l’attuale ricerca in campo scientifico e devo dire che il raddoppio non è stato da meno, anzi, a mio parere possiede una marcia in più.

Marco Passarello, per chi non lo conoscesse, vive e lavora a Bolzano come redattore della TGR RAI. È ingegnere aeronautico ed è stato redattore delle riviste di informatica Computer Idea e ComputerBild. Ha collaborato col settimanale scientifico Nòva 24 de Il Sole – 24 Ore e con la rivista Urania Mondadori. Ha curato una rubrica di fantascienza per il mensile XL, e si è occupato di musica e libri per Rolling Stone e Repubblica Sera. Insieme alla moglie Silvia Castoldi ha tradotto diversi romanzi, tra cui la serie Virga di Karl Schroeder per i tipi di Zona 42. Ha pubblicato numerosi racconti di fantascienza su riviste, fanzine e antologie.

La formula dell’antologia è la stessa: Marco ha intervistato diversi studiosi dell’Istituto Italiano di Tecnologia a proposito della loro ricerca, cercando di far emergere le questioni più spinose e speculative; poi ha girato le singole interviste ad altrettanti autori di fantascienza italiani, perché producessero un racconto ispirato ai loro percorsi di studio. Unica eccezione: in questo volume appare un nome straniero, nume tutelare del cyberpunk nonché ispiratore di visioni psichedeliche sempre vivaci: Bruce Sterling. Lo scrittore americano pare essere stato proprio la scintilla che ha convinto il curatore a lanciarsi nel progetto del secondo volume. Infatti nell’introduzione del libro, parlando di ciò che lo ha spinto a creare questo “sequel”, Marco confessa: “Credo che il motivo principale sia un piccolo episodio che dimenticai di citare nell’introduzione del libro precedente. Avevo raccontato che il germe dell’idea mi venne scrivendo per Repubblica Sera un articolo su Hyeroglyph, antologia curata da Neal Stephenson e basata su un’analoga collaborazione tra scienziati e scrittori. Avevo raccolto le opinioni in merito da parte di vari autori fantascientifici italiani e stranieri. Tra le più positive c’era quella di Bruce Sterling, che aveva firmato uno dei racconti inclusi in Hyeroglyph, e che mi disse: ‘Spero che altre istituzioni vedano la saggezza di questo sforzo e lo seguano. Se ci provasse un’università italiana, sarei il primo a festeggiare’. Fu proprio questa sua risposta che mi stimolò a chiedermi: chi in Italia potrebbe appoggiare la realizzazione di un’idea simile? Inizialmente mi dissi: nessuno! Ma qualche tempo dopo entrai in contatto con l’Istituto Italiano di Tecnologia, dove invece trovai un terreno fertilissimo per la realizzazione di Fanta-Scienza. Ma non è finita: dopo la pubblicazione del libro, mi venne l’idea di inviarne una copia a Sterling per ringraziarlo dell’ispirazione che mi aveva dato. Con mia sorpresa, lui ne fu davvero entusiasta e, quando poco tempo dopo lo incontrai di persona in occasione di Lucca Comics, mi disse: ‘Se ne farai un secondo volume, voglio esserci!’”

Ma al di là della presenza di un gigante come Sterling, ho avuto l’impressione che l’intero volume risulti stilisticamente e contenutisticamente più curato rispetto al precedente. E non parlo necessariamente della qualità dei racconti, che comunque a mio parere è molto alta, quanto della capacità di aver trovato temi talmente peculiari, specialistici ma allo stesso tempo estremamente multidisciplinari, che inevitabilmente, come origine delle storie, ne hanno a cascata migliorato l’originalità. E di certo, il fatto di essere una seconda esperienza avrà permesso al curatore di seguire una strada già in qualche modo tracciata.

Emerge come, anche in campi come quello della robotica o dello sviluppo dell’intelligenza artificiale (solo per citarne un paio tra i maggiormente classici per la fantascienza), i progressi scientifici reali ottenuti in questi anni abbiano portato a una maturità del paradigma davvero futuribile. Basti pensare alla consapevolezza che emerge dalle parole dei ricercatori riguardo al concetto di cooperazione uomo-macchina, o anche semplicemente al grado di raffinatezza sensoriale necessaria per ottenere un determinato risultato, una raffinatezza che permette non solo di interagire e costruire fuori dall’umano ma anche di conoscere meglio l’umano stesso, di dare meno per scontate le nostre capacità innate. Questa spinta nasce, sostiene il curatore, dall’“intersezione tra tecnologia e scienze umane” che permette di allargare l’orizzonte della scienza cosiddetta “dura” reinserendola in un ambiente allargato che coinvolge l’intera sfera delle nostre esistenze.

Non farò l’elenco degli autori né degli scienziati che hanno collaborato (potete trovare facilmente l’indice online), né decreterò un mio podio personale, sarebbe antipatico, oltreché inutile per l’obiettivo dell’antologia e di questa recensione. Come in tutti i volumi collettanei ci sono racconti (ma anche articoli, perché no) che vi piaceranno di più e che vi piaceranno di meno, ma quello che qui troverete è un arricchimento dei temi della speculative fiction che abbiano delle radici nell’attuale sviluppo tecnologico, in modo da avere una sorta di testo bicefalo dove l’avanguardia scientifica è riletta e reinterpretata, in tempo reale, da professionisti della narrazione fantastica, che ne faranno emergere, a modo loro, visioni epifaniche e oscure criticità.